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Alessia Pifferi torna in aula, pg: “Nessuna necessità di nuova perizia”

Alessia Pifferi torna in aula pg Nessuna necessita di nuova perizia
Alessia Pifferi torna in aula pg Nessuna necessita di nuova perizia

(Adnkronos) – "Non vi è alcuna necessità di effettuare una nuova perizia quando ne abbiamo una che già risponde a ogni obiezione che è stata fatta". Così l'avvocata generale Lucilla Tontodonati, rappresentante della procura generale di Milano, nel processo d'appello che vede imputata Alessia Pifferi, condannata in primo grado all'ergastolo per l'omicidio della figlia Diana, abbandonata per sei giorni e lasciata morire di stenti nell'estate 2022.  "Non c'è nessuna necessità neanche di sentire il perito quando si sono avute risposte assolutamente soddisfacenti su tutto" aggiunge davanti alla Corte d'assise d'appello chiamata a decidere se concedere una seconda perizia chiesta dalla difesa. Inutile per la rappresentante dell'accusa ripetere il test Wais – che potrebbe dare un risultato non genuino – così come pensare che la documentazione scolastica in cui emerge un "disturbo di relazione" possa 'sollevare' Alessia Pifferi dall'essere imputabile. "La documentazione scolastica prova, una volta in più, l'inattendibilità del test Wais perché emerge una persona non brillante, ma che è capace, interagisce con la realtà, si relaziona. Questa documentazione non è atta a scalfire minimamente la perizia e anche la cartella sanitaria" presentata dalla difesa "appare confusa" aggiunge la pg Tontodonati che si oppone alla riapertura del dibattimento. "Questa documentazione della difesa, successiva al deposito della perizia, è nel contenuto non idonea a inficiare il contenuto della perizia" aggiunge Tontodonati che ribadisce, più volte, che neppure lo stesso consulente della difesa sostiene la piena incapacità di intendere e volere dell'imputata Pifferi. Il consulente di parte nulla di sostanziale dice per mettere in discussione la perizia effettuata in primo grado. In subordine, se la corte dovesse decidere per una nuova perizia, la procura generale chiede che venga affidata allo stesso Elvezio Pirfo, lo psichiatra che ha firmato la prima perizia. "Non c'è nessun elemento che possa far pensare a una incapacità. Se l'uomo della strada può pensarlo per l'efferatezza del fatto, incomprensibile per il comune sentire – aver abbandonato la figlia per giorni – non ogni delitto efferato si spiega con l'incapacità di intendere e volere", ha affermato ancora Tontodonati. Inoltre, la pubblica accusa sostiene la "totale irrilevanza" di alcune recenti lettere scritte in carcere dall'imputata – allegate al fascicolo dalla difesa – perché "anziché dimostrare un'incapacità o un difetto cognitivo potrebbero invece essere interpretate come un lucido disegno difensivo".  E' il pomeriggio del 14 luglio 2022 quando Alessia Pifferi lascia sua figlia a casa, in via Parea (zona Ponte Lambro), con due biberon di latte e due bottiglietta d'acqua, per trascorrere un fine settimana con il compagno. Mente a tutti su dove si trova la bambina. Quando torna diversi giorni dopo trova la piccola senza vita nel suo lettino: è morta in "un quadro di disidratazione spiccato", svela l'autopsia.  Nella motivazioni della sentenza di primo grado non c'è spazio per le attenuanti: la trentottenne – detenuta nel carcere di Vigevano (Pavia) – è una donna mossa dal "futile ed egoistico movente di ricercare e vivere dei propri spazi di autonomia" rispetto "al prioritario diritto-dovere di accudimento della propria figlia".   —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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